Dalla leadership , il filmato di Derio Olivero e sue  riflessioni

Oltre ad un piccolo contributo filmato su uno degli interventi di Monsignor Derio Olivero che abbiamo allegato in questa newsletter vogliamo anche proporvi delle piccole perle di riflessione che ci  ha proposto durante la leadership di Sacrofano.

IL PROFUMO DELLA RELAZIONE
Per rimotivarci insieme  -  link    https://youtu.be/63mHW5zUK_U
 
ATTENTI ALL’ALTRO
 
Non basta dire: “Quelli erano altri tempì, oggi sarebbe più difficile farlo”. Perché in tutti i tempi l’amore deve vincere il sospetto, sempre bisogna accettare il rischio e fidarsi, uscire quando le ragioni per stare chiusi dentro sembrerebbero essere più serie e gravi. Altrimenti la vita lentamente ma inesorabilmente si trasforma in lutto, la casa diventa una tana e la strada finisce in un vicolo cieco. Infatti, l’amore che noi ci mettiamo non è tanto un regalo fatto all’altro, quanto un dono offerto a noi stessi per scommettere su un “più” di vita, per rilanciare la posta dell’esistenza. L’amore è un’apertura di credito verso la nostra contabilità che diversamente resterebbe fatta di quattro conti con i quali non ti compreresti niente. Non ragionare, ama! E quella stessa vita che ti sembrava arida e desolata ti tornerà in grazia. Ama e troverai quello che cerchi.  (L. Coco, Piccolo lessico della modernità)

 

 
 
“Imparare a vedere, abituare l’occhio alla pacatezza, alla pazienza, al lasciar-venire-a-sé; rimandare il giudizio, imparare a circoscrivere e abbracciare il caso particolare da tutti i lati. È  questa la propedeutica prima alla spiritualità” (F. Nietzsche, “Il crepuscolo degli dei”).
 
 
 
“Noi non ci teniamo mai fermi al tempo presente. Anticipiamo l’avvenire quasi fosse troppo lento a venire, quasi per affrettare il suo corso; oppure richiamiamo il passato, per arrestarlo quasi fosse troppo fugace; imprudenti al punto di aggirarci nei tempi che non sono nostri, e di non pensare al solo che ci appartiene; e talmente vani, che ci abbandoniamo a pensare a quei tempi che non hanno realtà, e sfuggiamo senza riflettere il solo che sussiste. Lo scacciamo dalla nostra vista perché ci affligge; e, se ci è gradevole, ci affliggiamo di vederlo fuggire. Tentiamo di sostenerlo con l’avvenire, e pensiamo di predisporre le cose che ancora non sono in nostro potere per un tempo al quale non abbiamo alcuna certezza di arrivare. Ciascuno esamini i propri pensieri: li troverà tutti presi dal passato oppure dall’avvenire. Non pensiamo quindi affatto al presente; e se ci pensiamo è solo per prendere lumi per predisporre l’avvenire. Il presente non è nostro scopo; il passato e il presente sono i nostri mezzi; l’avvenire solo è il nostro scopo. In tal modo noi non viviamo mai, ma speriamo di vivere; e, predisponendoci sempre ad essere felici, è inevitabile che non lo siamo mai” (Pascal, Pensieri 172).
 
“Ascoltare non ha lo stesso significato del verbo ‘udire’, cioè percepire, prestare attenzione a voci, suoni e rumori. Ascoltare si riferisce al cuore, cioè al centro della persona. La parola italiana ‘ascoltare’ è stata formata dal greco ‘akouein”, la cui radice ha dato origine a due parole italiane: ascoltare e accogliere. ‘ascoltare’, cioè rivolgermi verso colui che mi parla, protendermi verso di lui, orientare la lunghezza d’onda, togliere l’ostacolo, che può essere il pregiudizio, la fretta o il mio io. La seconda è ‘accogliere’, cioè fare spazio dentro di me, nel cuore più che nella testa. In questo doppio atteggiamento avviene l’ascolto nella verità. È chiaro che questo esige un’educazione permanente, un cammino. L’ascolto si elabora nella povertà, cioè nel riconoscere il proprio limite” (S. Zarattini, A piedi)